Che cosa si intende con i termini tromboembolismo venoso, trombosi venosa , embolia polmonare?
Le vene sono una parte essenziale del sistema cardiocircolatorio, nascono da piccoli vasi capillari diffusi nei tessuti dell’organismo e formano una rete di condotti che confluiscono fra loro in condotti sempre più grandi fino alla confluenza in due collettori principali (le cosiddette vene cave), i quali sboccano nel cuore. La loro funzione principale è quella di drenare il sangue povero di ossigeno (sangue venoso) dai tessuti ai polmoni, dove il sangue sarà nuovamente ossigenato (sangue arterioso) e re-inviato, attraverso una diversa rete di condotti, le arterie, ai tessuti e agli organi che hanno bisogno di ossigeno per vivere e compiere le loro funzioni. Senza sangue non è dunque possibile sopravvivere in natura. D’altra parte, l’ampia diffusione nel nostro corpo di vene e arterie, molte delle quali sono localizzate sotto la pelle e fra i muscoli, facilita la loro rottura in seguito a traumi o ferite. La natura ha pertanto dovuto trovare un modo per evitare che ogni minima ferita o accidente traumatico fossero mortali, e lo ha fatto selezionando gli organismi viventi in grado di sviluppare un sistema capace di creare quasi istantaneamente una specie di tappo nel punto di rottura del vaso lesionato, mediante la aggregazione di cellule specializzate del sangue dette piastrine e successivamente rafforzato dalla formazione di una specie di collante, detta coagulo, formato da una rete di fibrille che intrappola i globuli rossi ed altre cellule del sangue, il quale aderisce tenacemente al tappo iniziale, in modo da chiudere definitivamente la breccia ed evitare un’eccessiva perdita di sangue dal punto di rottura. Questo sistema di difesa dell’organismo, nella realtà molto complesso, è detto sistema della coagulazione o emo-coagulativo. Dopo aver raggiunto il suo scopo il tappo piastrinico e il coagulo sono successivamente rimossi, soprattutto mediante l’intervento di speciali cellule “spazzine” mentre il vaso subisce una riparazione della sua superfice da parte di specifici sistemi di riparazione.
Come avviene anche per altre malattie, quando un meccanismo di difesa per qualche motivo funziona a sproposito, invece di proteggere l’organismo, provoca un danno, a volte anche molto severo. Nel caso del sistema emo-coagulativo può accadere che, qualche volta a causa di fattori scatenanti o predisponenti conosciuti, altre volte per motivi non noti, il sangue venoso formi spontaneamente un coagulo all’interno dei vasi venosi (formazione del trombo venoso), provocando l’ostruzione completa della vena. Quando la vena ostruita ha un calibro abbastanza importante compaiono di solito una serie di disturbi nei tessuti a valle dell’ostruzione, causati dall’ eccessivo ingorgo di sangue che non riesce più a raggiungere il cuore. Oltre a ciò, nei primi tempi dopo la formazione del trombo, questo tende ad essere piuttosto friabile e tutto o in parte può frammentarsi in pezzetti detti emboli che attraverso le vene a monte dell’ostruzione raggiungono il cuore e possono essere spinti nei polmoni dove si vanno a conficcare nelle arterie polmonari (nei polmoni le arterie cosiddette polmonari hanno in realtà la stessa funzione delle vene) ostruendone un certo numero (embolia polmonare).
Questo fenomeno impedisce al sangue venoso di venire in contatto con l’aria ossigenata presente nei polmoni e ciò può portare a conseguenze anche molto gravi ed addirittura mortali in alcuni casi. Per fortuna la morte (spesso improvvisa) da embolia polmonare non è così frequente e molti emboli provenienti da un trombo venoso non provocano sintomi così gravi o non ne provocano affatto. Certamente è molto importante che questi episodi di embolia non si ripetano e ciò può purtroppo accadere se non identificano precocemente e quindi non si viene adeguatamente curati. L’embolia polmonare non è la sola complicanza di una trombosi venosa. Soprattutto la trombosi venosa profonda agli arti inferiori si può complicare con la sindrome post-trombotica, che provoca gonfiore cronico della gamba e disturbi della pelle della gamba che possono arrivare fino all’ escavazione della stessa pelle (ulcera venosa). In circa il 20-30% dei casi l’embolia polmonare non risulta dovuta ad una trombosi venosa frammentata, vuoi perché non riesce più a trovare la trombosi che si è originariamente frammentata oppure perché esistono anche altre fonti di emboli, come il cuore stesso, per esempio. Una complicazione tardiva e piuttosto rara dell’embolia polmonare è rappresentata da una malattia dei polmoni detta ipertensione polmonare tromboembolica.
In passato la trombosi venosa e l’embolia polmonare (EP) erano state descritte in modo separato ma attualmente sono raggruppate nella definizione di malattia tromboembolica venosa o tromboembolismo venoso (MTEV o TEV). In base alla localizzazione e all’estensione le trombosi venose assumono nomi diversi; i principali sono:
- trombosi venosa profonda ( TVP): quando interessa le vene profonde delle estremità, dell’addome, torace e del capo
- trombosi venosa superficiale (TVS): quando interessa le vene superficiali delle estremità, dell’addome, torace e del capo
- TVP distale: TVP localizzata ai vasi venosi più distali degli arti inferiori
- TVP prossimale: TVP localizzata a vasi venosi prossimali degli arti inferiori (più o meno dal ginocchio in su)
- Trombosi cavale: TVP che interessa i collettori venosi più grossi, cioè la vena cava inferiore nell’addome e la vena cava superiore nel torace
- Trombosi venose viscerali: TVP che interessa alcune vene che drenano il sangue da organi contenuti nell’addome
La localizzazione in assoluto più frequente della trombosi venosa è quella agli arti inferiori, dove può essere localizzata alle gambe (TVP distale), localizzarsi o estendersi alla regione dietro il ginocchio e/o alle cosce (TVP prossimale), estendersi anche all’addome ( TVP prossimale + TVP cavale), localizzarsi alle vene superficiali delle gambe e/o delle cosce (TVS)